Il mio percorso zero waste

Nicoletta Carlotto @mjolksoup

 

Non ho mai sentito il richiamo della terra in maniera potente, non mi sono mai preoccupata di quel che indossavo, neanche più di troppo di quel che mangiavo e tanto meno di come spendevo i miei soldi. Durante la mia prima gravidanza ho cominciato a sentire però un legame più forte con il mio corpo, con il mio essere donna in quanto forza della natura e si è instillato in me un piccolo seme, il seme della cura. Grazie a questo sentimento, ho voluto intraprendere un percorso per trovare l’equilibrio con le mie nuove forme, con i nuovi fiumi di emozioni che mi attraversavano e con quello che sarebbe stato di lì a poco il legame con il mio bambino e i nuovi ritmi ai quali sarei andata incontro.

Ho cominciato a vivere il cibo come una coccola, nutrirmi era diventato più importante del solo saziarmi/cibarmi e così ho fatto dei colori delle verdure, 

della frutta di stagione, dei prodotti locali e biologici il colosso della mia alimentazione e una base solida da cui partire per sentirmi meglio a partire dall’interno. Con estrema sincerità il discorso della sostenibilità è arrivato molto dopo; i primi anni da madre ero totalmente inesperta, a tratti impacciata, non ho mai pensato a ridurre il consumo di prodotti usa e getta o al solo fatto di non acquistare capi che sarebbero stati superflui per il mio bambino. La mia prima esperienza di madre e di persona con un ruolo decisionale in famiglia è stata totalmente un fiasco sotto il discorso della sostenibilità, fin quando un giorno, all’alba della mia seconda gravidanza e in pieno lockdown, ho cominciato ad informarmi, leggere, guardare documentari e mi sono sentita totalmente “inquinata” volendo così rimediare a tutto ciò che negli anni non avevo svolto: una vita un po' più sostenibile.

 

 

Da dove sono partita

Ho cominciato a farmi molte domande e a capire dove la mia famiglia producesse più rifiuti, e la prima risposta l’ho trovata nella plastica. Ho cercato di capire quali fossero le cose che avrei potuto non comprare più e quindi sostituire definitivamente perciò la mia prima spesa è stata comprare alcune bottiglie di vetro, una borraccia per ognuno e una caraffa filtrante. Ho scoperto che vicino casa mia il comune aveva disposto dei cassonetti in cui ricaricare le bottiglie di acqua con pochi centesimi e 

la brocca filtrante mi sarebbe servita nel caso in cui non avessi avuto tempo di ricaricarle. Tuttavia quest’ultima spesa è stata una mia scelta dovuta ad una questione di semplice “gusto” perché in molti comuni l’acqua del rubinetto è potabile e si può verificare chiedendo direttamente le analisi al comune stesso in quanto di dominio pubblico. Con questa prima mossa ho eliminato buona parte della plastica che acquistavo ma non poteva bastare e così ho continuato a pormi lo stesso quesito: “cosa posso sostituire?” e sorprendentemente ho trovato una risposta per ogni volta che me lo sono chiesto.

 

 

Ecco un breve elenco di tutto ciò che fa parte della nostra quotidianità oggi:

  •  Borse in cotone sempre a portata di mano (basta tenerne una sempre in borsa)
  • Spesa al mercato, presso un negozio di sfuso per eliminarepackaging o al massimo a domicilio da servizi che offrono frutta everdura di stagione biologici con imballaggi plastic free
  • Assorbenti lavabili abbinati alla coppetta mestruale
  • Capsule del caffè ricaricabili
  • Detersivi fatti in casa o acquistati sfusi

 

  •  Alimentazione al 95% vegetale
  •  Cosmetici fatti in casa o con packaging riciclabile
  • Abbiamo persino cambiato carta igienica preferendo un ordine trimestrale di una in bambù conconfezione totalmente biodegradabile
  • Vestiti second hand ove possibile o acquisti di marchi che ci fanno stare bene e riteniamo siano di qualità


Su quest’ultimo punto in particolare abbraccio l’idea che una vita Low Waste non significhi solo rinuncia e sacrificio ma scelta consapevole di ciò che realmente ci piace, anche nel guardaroba! Infatti se si pensa ad un guardaroba duraturo nulla è più facile, basta che sia composto dai capi che ci piacciono di più e dai quali è difficile separarsi perché totalmente in armonia con la nostra personalità.


In famiglia

Gestire la nostra scelta di vita ci è sembrato complicato da spiegare ai nostri figli ma il metodo che abbiamo utilizzato, e che è risultato essere sempre quello vincente, è stato quello del dialogo e della sincerità. Con calma e tolleranza si possono raggiungere traguardi impensabili, ma la flessibilità con i nostri bambini regna sovrana poiché sarebbe impensabile per noi imporre con forza una decisione senza che venga prima compresa, rispettata e condivisa. Questo significa che non impediamo a nostro figlio di acquistare un pacco di patatine da un giorno all’altro, siamo consapevoli infatti del fatto che sia molto difficile far comprendere un cambiamento così radicale ad un bambino di quattro anni, perciòci mettiamo nella condizione che non ci venga chiesto portando già da casa una merenda o preferendo l’acquisto di un prodotto sfuso in un forno dopo la scuola. Questa tecnica preventiva la applichiamo come vademecum quotidiano.

 

In due parole

Se dovessi cercare due parole chiave nel mio percorso la prima sarebbe “consapevolezza” e la seconda “flessibilità”. Abbracciare uno stile zero waste non deve necessariamente stravolgere la nostra vita di punto in bianco, ma piuttosto essere un punto di partenza che ci spinga a guardare per davvero alle nostre scelte di consumatori, e a domandarci quanto effettivamente tutto ciò che compriamo, mangiamo e desideriamo sia funzionale per la nostra vita o se semplicemente ci rappresenti per davvero.

Ho imparato a fare delle scelte ragionate persino di fronte ad un pacco di caffè: “perché comprarlo nella plastica se posso acquistarlo macinato al bar in un sacchetto di carta o piuttosto se posso riempire il mio barattolo portato da casa o addirittura macinarlo io stessa?”. Siamo certamente abituati ad alcune comodità ma non ci siamo mai chiesti fino in fondo quanto queste siano scomode per la nostra casa, il nostro pianeta.


Cominciare per me è stato il passo più difficile ma è un po’ come quando si comincia a camminare, fatti i primi passi non ci si ferma più! 

 

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