Ricomincia la scuola
di Paola Segantin
Sfuma l’estate, accelera la vita e ricomincia la scuola. Dopo tante giornate insieme, cariche di gioie e non prive di difficoltà, come farsi una ragione del distacco? Quando parliamo di inizio della scuola i poli della relazione sono tre. Ci siamo noi genitori, i nostri cuccioli e la scuola: quel luogo potentissimo dove avviene la scoperta del mondo al di fuori dalla famiglia ma anche, in pratica, dove maturano il distacco e l’avvio verso nuove autonomie.
Quando si ragiona sull’avvio della scuola è centrale avere ben presente questo aspetto: l’ambiente è un fattore educativo. Le persone agiscono e interagiscono entro spazi e tempi. La predisposizione degli spazi e dei tempi verso la migliore accoglienza dei bambini nel rispetto dell’unicità di ciascuno è un diritto dei nostri figli, ancor prima che un obiettivo della scuola.
Se è vero che ci sono alcuni bambini che non hanno problemi nell’ambientarsi in poche ore, ci sono altri bambini che hanno bisogno di più tempo. Ma attenzione: i bambini ce la fanno sempre. Tutto si fa.
La cosa più interessante è il “come”. Anche in una condizione straordinaria come può essere quella di una scuola irrigidita dalle regole anti-covid i bambini “ce la fanno”. Quello che dobbiamo impegnarci a pensare e a progettare per i nostri figli è che l’ingresso o il ritorno a scuola sia un’esperienza carica di senso, e non solo “una delle cose da fare”.
Un’esperienza diventa significativa se ci si concede la possibilità di osservare le emozioni in gioco, se si offre il tempo alla parola, allo sguardo, alla comprensione, alla riflessione, all’abbraccio.
In questo andirivieni dei primi giorni di scuola, saremo tutte e tutti un po’ in tensione perché proiettati nei doveri del quotidiano darsi da fare e accompagnati da quel fastidioso senso di incompletezza del “chissà se avremo portato tutto”. Ma fermi un attimo! Dobbiamo prenderci del tempo. Tempo e spazio. Anche se il genitore dietro di noi scalpita perché “sennò si arriva in ritardo”. Un respiro e tutto rallenta.
Le emozioni in gioco sono tante. Quelle dei bimbi. E anche le nostre. Sì, anche noi abbiamo emozioni in gioco, anche se facciamo i duri della situazione perché: “in fondo cosa vuoi che sia, a scuola ci siamo andati tutti” e “ai nostri tempi non è che ci fosse l’ambientamento, si andava e via”…
La scuola tutto questo lo sa. Ci ha già pensato prima e ha predisposto tutto affinché vengano accolte le persone, i bambini, le famiglie e non solo gli “iscritti”. Ciononostante, spesso, immersi in queste situazioni, non riusciamo a orientarci, a sentirci a nostro agio. Cosa possiamo fare?
Possiamo domandare. Esporre i nostri dubbi, le nostre insicurezze. Noi genitori abbiamo ogni giorno la potentissima occasione della domanda. Le nostre domande sono un bisogno e una risorsa: esse possono essere il ponte per una comunicazione efficace, sincera ed empatica con le insegnanti.
Ascolto, spazio e tempo per la parola, apertura alle emozioni. L’intreccio armonico di queste espressioni sono la chiave per l’accettazione del distacco.
Per affrontare al meglio questo nuovo inizio, chiamiamo in gioco il papà, che spesso è la figura che può far esplorare il momento del distacco ponendo l’accento sulla conquista dell’autonomia, con uno spirito un po’ avventuriero.
Una strategia su cui poter contare è poi quella di creare una routine che coinvolga i bambini nei preparativi per la scuola. Preparare insieme vestiti e zainetti, scegliere insieme i materiali, capire insieme ai bimbi cosa può cambiare nella scelta degli stessi e trovare insieme la cosa che unisce i loro gusti e preferenze, con la selezione dell’equipaggiamento che noi genitori riteniamo più adatto.
Se torniamo indietro nella memoria, quanti di noi ricordano l’emozione della scelta del primo diario di scuola, del primo grembiule e della sensazione della cartella sulle spalle?
In ogni momento sensibile della vita è in costruzione un ricordo. Ogni famiglia costruisce i suoi. Non esiste una regola, bensì una direzione. Quanto più la direzione sarà chiara, tanto più riusciremo, nonostante le difficoltà proprie di ogni esperienza, a volgere le nostre intenzioni a un vissuto pieno e significativo, cioè a trasformare il lasciarsi nella la promessa di ritrovarsi.
Contributo di Paola Segantin