Parto in Casa: Intervsta all'ostetrica Paola Iop

di Miki Miljian - @likemiljian

 

Cara Paola, grazie dal profondo del cuore per aver accettato di mettere a disposizione la tua magica competenza con noi. Dato che la mia avventura è cominciata proprio con te, anni fa, nella nostra cara Firenze, mi sento quasi emozionata di condividere questa grande possibilità che è il parto in casa con tutte le mamme e i babbi che leggeranno questo articolo, attraverso le tue parole. Devi sapere che questa intervista è stata creata in realtà a tantissime mani. Abbiamo chiesto a chi ci segue su Like Miljian, chi all’inizio della grande strada verso la maternità, chi la sta vivendo, o chi ha voglia di riviverla, di scriverci curiosità/dubbi principali riguardo al parto in casa. Questo è quello che ne è uscito, che abbiamo riassunto per te, per mettere più luce e chiarezza su una tematica ancora poco conosciuta. Cominciamo dal tema più caldo... 

 

 1. Diciamoci la verità: il parto in casa è sicuro? Quel famoso “ma se succedesse qualcosa...” Dalla tua esperienza, come viene gestito? E “se succedesse qualcosa” alla mamma? O, ancor più pauroso, al bambino?

Il parto in casa è sicuro quando è previsto, programmato, e si nutre di una relazione di fiducia tra ostetrica, donna e coppia costruita nel tempo, presupposto di base per una relazione terapeutica globale. Non si può e non si deve improvvisare. Questo anche secondo le linee di indirizzo del NICE (Istituto Nazionale per la Salute e l'Eccellenza nella Cura) che fa capo al Ministero della Salute nel Regno Unito, che addirittura dice che partorire a casa per una donna “fisiologica”, con tutte le indicazioni rispettate, è più sicuro che partorire in ospedale, in quanto vengono meno tutte le difficoltà iatrogene, cioè generate dall'ospedale stesso.

2. Ci sono effettivamente delle condizioni necessarie ed indispensabili per poter partorire in casa? Chiunque lo può fare? A qualsiasi età? Anche ad un primo parto? E anche con parti precedenti conclusasi con complicazioni o cesareo?

Per partorire a casa la gravidanza deve essere fisiologica (bimbo cresciuto regolarmente, cefalico, singolo, normoformato, a termine di gravidanza quindi a partire dalla 37° in donna sana che non presenta malattie o alterazioni o pregresse o imputabili alla gravidanza stessa). Inoltre il travaglio deve insorgere spontaneamente e i parametri vitali di donna e bambino mantenersi validi durante tutto il travaglio. Il travaglio deve svolgersi in modo fisiologico con una progressione regolare e non dar adito a ritenere che necessiti di ulteriori controlli, nè all'uso di farmaci di nessun tipo. Sembra una situazione eccezionale ma in realtà la maggior parte delle donne ha spontaneamente tutti questi requisiti. L'età non è significativamente importante, nè che si tratti di un primo o secondo o terzo parto. Non è invece consigliato partorire a casa se c'è stato precedentemente un taglio cesareo o una ferita sulla parete uterina. Se ci sono state complicazioni in un parto precedente va vista con attenzione la situazione e capire il più possibile di che tipo di complicazioni si tratti e da cosa siano state originate.

 

 

3. C’è la domanda di una ragazza che mi ha incuriosito molto, forse per il termine che ha deciso di impiegare. Questa ragazza ci scrive “Perché scegliere una soluzione così vintage, quando in ospedale ci sono i medici?”

Sapendo che ci sono Paesi, molto vicini a noi, in cui la nascita in casa è considerata abituale quanto quella in ospedale - parlo ad esempio dell’Olanda, dove la scelta del parto in casa viene fatta da 1⁄3 delle donne, ed è spesso coperta dall’assicurazione sanitaria - il parto in casa è davvero una scelta vintage, che ci riporta indietro nel passato, vicino alle nostre nonne, o è piuttosto un passo nel progresso della libertà della donna, libera di scegliere ciò che la fa sentire meglio in uno dei più importanti momenti della sua vita? Non si deve pensare al parto in casa come a quello che veniva (non scelto) dalle nostre nonne, quando non c'era la possibilità di scelta, ma soprattutto le donne non venivano seguite in gravidanza e magari arrivavano al parto senza aver fatto un esame del sangue, non c'era ecografia per monitoraggio fetale e in più le condizioni socio-economiche e di igiene erano molto diverse, compresa l'alimentazione. Da questo punto di vista possiamo affermare che la gravidanza non sia mai stata tanto monitorata come oggi e quindi prima del parto sappiamo di questa mamma e questo bambino quesi tutto! La possibilità quindi di andar incontro a imprevisti è molto ridimensionata. In ogni caso se durante il parto si evidenzia l'insorgenza della necessità di un monitoraggio maggiore ci si trasferisce tranquillamente in ospedale. A questo proposito è preziosa una rete di professionisti/ospedale che collaborano tra di loro con il fine ultimo della buona salute di donna e neonato. In altri Paesi europei (Inghilterra, Olanda, Germania...) partorire in casa è una possibilità prevista dal Sistema Sanitario Nazionale. È consigliato dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che la donna possa partorire dove si sente più tranquilla e protetta, rispettando al massimo la sua possibilità di scelta.

 

 

 





  

 

 

4. Il parto in casa resta oggi in Italia una scelta che può fare paura. Immaginiamo una donna si senta pronta ad affrontare il percorso, come reagire ad un compagno o a una famiglia contrari?

Se una donna ha questo desiderio ma il compagno non è convinto può consultare l'ostetrica e affrontare i temi che lo spaventano. È importante non fermarsi a pregiudizi, ai luoghi comuni o ai “sentito dire” ma affrontare l'argomento con figure che se ne intendono, che lo fanno nella loro pratica professionale quotidiana e quindi ne hanno esperienza concreta e vissuta.

5. Qual è il primo passo da fare? Dove si trova e come si sceglie la propria ostetrica?

Il primo passo da fare è trovare un'ostetrica competente che ti fornisca tutte le informazioni necessarie e con cui fare una consulenza mirata, individualizzata, professionale. Se è difficile esiste un “Coordinamento nazionale delle ostetriche che assistono in casa o casa maternità” che si chiama “Nascere a casa” (nascereacasa.it) che dà i nominativi regione per regione delle ostetriche disponibili. Non tutte le ostetriche che assistono a casa appartengono al coordinamento, ma io sì e per me è indice di professionalità e le ostetriche che vi aderiscono si attengono alle “regole” sopra descritte. Inoltre le ostetriche del coordinamento sono tenute a una formazione continua, tra cui il “Corso Emergenze” biennale. Hanno inoltre due Assemblee all'anno che permettono lo scambio, il confronto, la crescita professionale “sul campo”. Diciamo che si tratta di ostetriche che oltre alla laurea classica si impegnano a “specializzarsi” in un percorso professionale mirato all'assistenza in casa.

6. Spesso a bloccare però la coppia sul percorso è il prezzo. Quanto costa un parto in casa? E da cosa è giustificato il prezzo?

Un parto a casa costa dai 2.500 ai 3.000 euro. Il prezzo comprende la reperibilità (anche notturna e festiva) di 2 ostetriche e l'assistenza al parto e alle viste dopo. I prezzi differiscono lievemente da regione e regione e possono comprendere prestazioni diverse. Ci sono alcune Regioni italiane dove c'è un rimborso parziale del costo a cura del Sistema Sanitario Nazionale (Piemonte, Emilia Romagna, Lazio). Si stanno facendo raccolta firme e petizioni affinché questa possibilità si estenda a tutte le Regioni Italiane. Idea: molte coppie chiedono a amici e parenti una piccola cifra di aiuto (colletta?) invece dei soliti vestitini/giocattoli/prodotti di igiene che immancabilmente arrivano a casa come regalo dopo il parto.

 

 

 

 

7. Una gravidanza dura nove mesi, e non c’è un solo giorno che non sia necessario alla preparazione della nascita del proprio bambino. C’è una preparazione emozionale e mentale anche per il parto in casa?

A mio avviso la “preparazione” è opportuna al parto in genere, sia che tu lo faccia in casa che in ospedale. Certo frequentare un corso tenuto da ostetriche che abbiano anche esperienza di questo migliora la possibilità di ricevere risposte adeguate competenti ed efficaci. Ogni donna dovrebbe approfittare di questo tempo (la gravidanza) per avvicinarsi al proprio corpo, alle proprie competenze innate, affidarsi anche al proprio istinto e credere nelle proprie capacità. Le donne sanno partorire e i bambini sanno nascere. E il compito dell'ostetrica è proprio quello di aiutare la donna a risvegliare le proprie competenze e a prendersi l'onere, ma anche l'onore, di partorire il proprio bambino nel modo e nel luogo che desidera e che sente sicuro per sé e per la sua famiglia.

8. La preparazione logistica? Cosa si deve prevedere per un parto in casa? E la casa deve avere particolari condizioni? Come deve essere gestita, ad esempio, la pulizia (anche prevedendo quella post parto)?

La casa deve essere normale, accessibile, a mezz'ora circa dall'ospedale più vicino, pulita a fondo ma senza caratteristiche particolari. Il materiale “medico” lo porta l'ostetrica, il resto lo compra la coppia ma sono solo cose semplici per allestire lo spazio in modo da non sporcare e lasciare tutto a posto quando il parto è concluso. Dopo il parto la pulizia è uguale a quella di qualunque casa in cui viva un bambino.

9. Arriviamo ora al grande giorno. Chi sarà presente al nostro parto in casa?

Le persone presenti al parto sono quelle che la coppia sceglie. È consigliabile che siano persone tranquille, positive, presenti per aiutare e sostenere.

10. Mi hanno scritto tante mamme che hanno già vissuto parti, in ospedale, con epidurale, che vorrebbero lanciarsi in questa nuova avventura, ma che hanno paura, paura del dolore. Un parto in casa non prevede epidurale. Io dico sempre che tu sei stata la mia, ed anche molto più efficace della stessa epidurale, in ospedale, durante il mio primo parto. Come si affronta il dolore, senza epidurale, in casa?

Il dolore fa parte dell'esperienza umana, il modo di affrontarlo è individuale. Non si usa l'epidurale a casa perché si tratta un farmaco e come tale può a vere effetti collaterali. Necessita quindi di essere somministrato in una realtà ospedaliera. Ma il dolore si affronta anche con risorse individuali, con il massaggio, l'acqua, il canto, la rassicurazione, la calma, il respiro, le posizioni libere, la musica, gli oli essenziali, la fiducia e le competenze che ogni donna ha dentro di sé.

11. Come si gestisce la presenza di altri figli in casa?

Il dubbio di tante mamme è che si rischi di scioccarli. La gestione dei bambini viene decisa dai genitori, che li conoscono e sanno come possono reagire o comportarsi, e cosa sia meglio per loro. Possono essere portati dalla nonna se i genitori pensano sia meglio. .. in ogni caso devi gestirli anche se vai in ospedale... non penso rimangano soli in casa.

12. Durante un parto in casa si può partorire in acqua?

Si, certamente. Molte ostetriche hanno una piscina adatta che può essere messa a disposizione della coppia se vuole.

13. Domanda comprensibile e ritornata spesso: ma i vicini? Come si gestiscono i rumori, la possibilità che quello che succede in casa possa essere sentito anche fuori? Possiamo avvisarli per tempo?

Non abbiamo quasi mai avuto problemi in questo senso. ..anzi in genere dove nasce un bimbo si crea partecipazione (silenziosa), emozione rispetto meraviglia, commozione.

14. Durante il parto, chi si occupa del monitoraggio del bambino? E appena nato, chi esegue la visita pediatrica?

L'ostetrica ha un apparecchio che sente il battito fetale. In un parto fisiologico non è raccomandata la registrazione in “continua” ma a intermittenza, cosa più che fattibile con il nostro strumento. Dopo il parto viene contattato un neonatologo di riferimento che effettuerà la visita pediatrica al neonato entro 12 ore dalla nascita.

15. Spesso ci si concentra sul giorno stesso della nascita, ma i giorni successivi sono a volte molto più complessi ed importanti. Come si è seguite nei giorni successivi al parto?

Dopo il parto l'ostetrica continua ad andare a casa della donna per seguire l'evoluzione del processo, l'allattamento, le cure alla mamma e al neonato e anche assistere la donna/coppia nella relazione con lui. I primi 40 giorni dopo il parto sono un tempo speciale, prezioso, necessario ad iniziare e acquisire un ritmo. È un tempo che necessita rassicurazione, cura, attenzione, fiducia, attesa, rispetto e competenza. Ma soprattutto pazienza.

 

 

 

 
 

 

16. È un momento molto speciale nella storia, che è poi anche quello che forse inconsciamente ha spinto tutti noi a questo articolo. Quanto è cambiato il parto in casa durante questo periodo Covid? È effettivamente diventato più sicuro di un affollato reparto ospedaliero? Il numero di donne che hanno scelto di dare luce al proprio figlio in casa è aumentato? E quanto è cambiato il rapporto con la propria ostetrica viste le particolari circostanze?

Effettivamente in questo momento difficile, in cui l'ospedale si è evidenziato come un luogo molto affollato e quindi potenzialmente “pericoloso” alcune donne hanno preferito partorire nella propria casa. Anche perché l'accesso all'ospedale si è ridotto (per cause di forza maggiore), e soprattutto all'inizio del periodo, molte donne si sono trovate a partorire da sole. Ultimamente viene garantito un solo accompagnatore, quindi la donna si trova a dover scegliere tra compagno e ostetrica, quando le due figure sono entrambe importanti e di diverso sostegno. È forse il momento di interrogarsi davvero su questa possibilità, darle una fattibilità concreta, nella salvaguardia della salute fisica ma anche emozionale dell'intero processo della nascita.

17. Per concludere, immaginiamo di parlare con ognuna delle donne e con ogni papà che si ritroverà davanti questo articolo. Cosa risponderesti a chi ti chiede cosa è il reale valore aggiunto di un parto in casa rispetto ad uno in ospedale.

Mettere al mondo un bambino non è una malattia. Si tratta invece di un processo creativo insito nella vita, necessario per arrivare quì. Tutti siamo nati, in qualche modo... è la prima tappa della nostra incarnazione. E come tale segue delle leggi biologiche già scritte. Si muove tutto in una danza di ormoni che sono dentro di noi, là dove la razionalità quasi non arriva, e dove invece si annida la profondità dell'istinto. Ma ne abbiamo paura... oggi vorremmo controllare tutto, e la imprevedibilità ci espone al timore. Perché partorire a casa? Perché è il luogo dove siamo liberi, perché possiamo rispettare e aspettare che il tempo nostro e del nostro bambino coincidano. Perché possiamo abbandonarci senza essere giudicati, pressati, costretti a regole che ci limitano.

Perché possiamo scegliere in ogni momento come stare, come respirare, come amare. Perchè il nostro bambino mai verrà allontanato da noi e potremo fin dal primo istante accoglierlo, annusarlo, toccarlo, guardarlo e meravigliarci della sua bellezza. Perché la nascita è anche sempre un miracolo, e dal niente ecco apparire un essere di luce. Perché la nascita è anche sempre una magia: far apparire l'impossibile, il nascosto, il sogno. Perché la luce sottile che compare si percepisce solo nel buio, ed entra piano nel cuore dando una emozione e una sensazione unica. Perché la nascita è anche sempre qualcosa di sacro, che richiede silenzio, rispetto, contemplazione. Perché poi, quando capiamo di aver fatto un miracolo, la nostra anima si alza a livelli diversi, e la gioia e la soddisfazione che proviamo ci accompagnano nei giorni a venire. Ci danno la forza e il coraggio di aver cura di quella piccola persona che ci è stata affidata per un tempo breve, fino a quando seguirà a sua volta il suo avvenire. Perché abbiamo bisogno di magia, di spiritualità, di risorse interiori. Perché può diventare una esperienza che ci avvicina al cielo. E alla terra. Grazie infinite ancora per la tua infinita fonte di generosità e disponibilità Paola. Speriamo davvero di aver acceso una luce nella mente di tutte e tutti coloro che hanno voglia di vivere questa esperienza magica. Ed io, con tutto il mio cuore, ti dico: grazie mia cara Paola, noi ci vediamo al quarto figlio! ;)

 

 
 

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