Papà per scelta: una famiglia tutta al maschile

Vi ammiro molto perché con il vostro account Instagram @papaperscelta avete fatto un atto di coraggio e aperto la vostra vita e quella della vostra famiglia sui social, in un paese come l’Italia dove l’idea di una famiglia omogenitoriale non è ancora ben digerita. Come avete deciso di fare questo passo?

Ci siamo accorti che nel nostro Paese c’era bisogno di informare e sensibilizzare su un tema troppo strumentalizzato. I media tradizionali faticano ancora a raccontare la nostra realtà in modo esaustivo e neutrale. La gestazione per altri spesso è ancora troppo spesso associata alla mercificazione, allo sfruttamento del corpo femminile, quando ci sono paesi in cui è regolamentata da oltre vent’anni, come gli Stai Uniti dove sono nati Julian e Sebastian. Paesi in cui le donne che scelgono di intraprendere la surrogacy, devono dimostrare di essere ben al di sopra della soglia di povertà, devono essere già madri e sono loro a decidere se e con chi intraprendere questo percorso intimo e personale. L’omissione di queste informazioni, ci restituisce una narrazione delle famiglie arcobaleno fuorviante e incompleta. Oltre a questo, se aggiungiamo il tono di voce e la superficialità con cui viene affrontato il tema da certe personalità pubbliche, liquidato in qualche tweet, o post social raccatta consensi ecco il motivo per cui abbiamo iniziato a parlarne con l’intenzione di sensibilizzare. Lo facciamo sui nostri canali social, ma anche nelle scuole dove sempre più spesso veniamo chiamati durante le assemblee d’Istituto per portare la nostra esperienza.

Cosa vuol dire essere una famiglia con due babbi in Italia oggi nel 2021?

Contro ogni nostra aspettativa, ci siamo resi conto di come le persone che incontriamo ogni giorno siano molto più pronte ad accettare e abbracciare una realtà omogenitoriale di quanto vogliano farci credere. Si è vero, c’è parecchia ignoranza, nel senso che in molti non conoscono famiglie come la nostra. Ma anche tantissima curiosità. Vogliono saperne di più. C’è volontà di ottenere quante più informazioni possibili per formulare una propria idea in merito. Gli ostacoli principali restano la burocrazia e la povertà del dibattito pubblico. La burocrazia perché per noi essere riconosciuti genitori, non è un diritto certo, ma una conquista che ci siamo guadagnati dopo mesi di lotte contro amministrazioni locali ostili e divieti di trascrizione. La richiesta di un semplice congedo parentale per noi diventa difficoltoso. Senza considerare tutti quei moduli in cui compaiono le diciture madre e padre, che siamo costretti a sbarrare e consegnare scarabocchiati. Però credo (e spero) che la strenua difesa del tradizionalismo, inteso come paura al cambiamento e alla normale evoluzione delle relazioni sociali e affettive, abbia le ore contate. Le nuove generazioni si sono stufate di abbracciare valori poco flessibili e lontani dalla realtà che vivono tutti i giorni. Tutti i nostri figli tra qualche anno avranno un compagno di classe con due papà o mamme e un amichetto che farà Wang di cognome. Non puoi fermare il vento del cambiamento.

Come vi ha cambiato diventare genitori? E ha cambiato il rapporto con i vostri genitori?

Con l’arrivo dei gemelli la nostra quotidianità è stata stravolta completamente. Ma ce lo aspettavamo. Come coppia abbiamo imparato a viverci negli interstizi di tempo. Quando diventi genitore, una delle cose più difficili è trovare l’equilibrio tra esigenze personali, di coppia e bisogni dei bambini. Però ci siamo imposti di ritagliarci i nostri spazi, perché la felicità di Julian e Sebastian dipende dalla nostra. Il rapporto con i nostri genitori è diventato più maturo e consapevole. Quando diventi genitore capisci che figlio sei stato e faresti di tutto per saltare in quella macchina del tempo a riprenderti quegli abbracci rifiutati da adolescente.

Come conciliare lavoro e famiglia? con due gemelli diventa impegnativo! E come vi dividete i compiti con i bambini? Chi è che mette le regole e chi tende invece a lasciar correre, per esempio? Chi è il ‘santo’ che è sulla chat della scuola?

In casa nostra vige il principio tutti sono importanti, tutti sono indispensabili. Ma soprattutto tutti possono e devono fare tutto. Per questo, sin dal primo giorno, ci siamo divisi equamente i compiti. Io presidio il fortino la notte, perché mi piace lavorare quando tutti sono a letto, mentre Christian si occupa del risveglio mattutino. Li lava, li veste e li porta al nido, lasciandomi dormire un’oretta in più. Il pomeriggio sono io che mi occupo di andare a prenderli al nido e a sere alternate ciascuno si prende i propri spazi personali. Io gioco a pallavolo, mentre Christian è allenatore. Il weekend è dedicato a noi quattro insieme. Fosse solo guardare ventisette puntate di Bing spaparanzati sul divano. Nell’educazione dei gemelli, andiamo abbastanza d’accordo. Dopo un periodo iniziale in cui ci siamo contesi il primato del “si fa così”, siamo arrivati al compromesso del “fai come ti pare”, assicurando pari dignità e rispetto a ciascun stile genitoriale. Papà Christian è un po' più accondiscendete e paziente. Io più severo e ansioso. Però sulle cose importantici troviamo sempre d’accordo. Abbiamo solo un’unica regola: non esiste un modo giusto o sbagliato per fare le cose. Ognuno le fa a modo suo.