Le Api di Notre-Dame

#T R A M E T R A N O I 

racconti, narrazioni, storie di vita 
a cura di Lorenzo Naia

Le api di Notre - Dame 

 

 

Quando ho appreso la notizia che la cattedrale di Notre-Dame a Parigi era in preda alle fiamme, la sera del 15 aprile 2019, stavo uscendo di casa per un impegno e ricordo il sentimento di apprensione nel chiedermi se sarebbero riusciti a salvarla, e quanto. Non appena ho avuto la possibilità di aggiornarmi, nelle ore successive, mi sono trovato di fronte a un susseguirsi di immagini che ritraevano l’edificio avvolto in un vortice di fumo nero e denso, in mezzo al quale si agitavano pennacchi infuocati.

Se la sono vista brutta i gargoyle che vegliano sull’edificio, ma mai quanto le migliaia di api che dal 2013 vivono sul tetto della sacrestia. L’alveare urbano si è miracolosamente salvato, persino Sibyle Moulin, l’apicoltore che se ne prende cura, era incredulo nel con-statarlo, prima grazie alle riprese dei droni e poi di persona. Il rischio più grande per le tre colonie di api mellifere non era tanto il fumo – sebbene in parte tossico – poiché già usato per sedare gli insetti, bensì la temperatura, che si pensa abbia raggiunto gli 800°C, evidentemente non in quel punto. 

Nei giorni seguenti, all’interno dell’alveare tutto ha continuato a funzionare come sempre: c’erano api appena nate e chi le nutriva col polline, le operaie entravano e uscivano indaffaratissime e le regine non avevano abbandonato il trono.

In una prima fase, temendo la presenza di piombo e l’instabilità della struttura, si è pensato di spostare le arnie, poi Be-eopic Apiculture Urbaine, che gestisce 350 alveari in città (su un totale di circa 700), ha deciso di lasciarle nel posto che spetta loro di diritto. Una scelta ricambiata con svariati chili di miele all’anno, miele privo di contaminazio- ni, come hanno dimostrato le analisi condotte.

Le api potrebbero, dunque, non solo continuare ad essere le benvenute in cima a Notre-Dame, ma conquistare ancora più spazio: tra le varie ipotesi di ricostruzione, infatti, c’è il progetto Notre-Dame de Paris in green for all of us, firmato dallo Studio NAB e divulgato su Designboom, che prevede la trasformazione del precedente sottotetto in un’enorme serra verde in acciaio e vetro, preservando l’antica sagoma architettonica. Discorso analogo per la guglia centrale, il cui collasso durante l’incendio fece crollare molte speranze, che manterrebbe la sua forma esterna, mentre all’interno verrebbe convertita in un grande apiario su più livelli.

La foresta, così è stata soprannominata la nuova struttura, seppur ancora virtuale, diventerebbe uno scenario simbolico in cui consacrare la biodiversità e dar vita a iniziative ecologiche, educative e di inclusione sociale, attraverso l’inserimento di lavoratori appartenenti a categorie fragili. Tra alberi ad alto fusto e decine di alveari, i bambini parteciperebbero a laboratori didattici di orticoltura e permacultura.

Non sappiamo se il piano verrà approvato, né se avrà seguito; di certo è bello immaginare che i monumenti storici, oltre ad essere luoghi di memoria, possano diventare sguardi rivolti al futuro.

 

 

LETTURE SUL TEMA 

 

Il regno delle api di Piotr Socha  

Mondadori Electa, 2016 

72 pagine, dai 7 anni