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Tutta colpa mia, tutto merito della fortuna
a cura della parent coach Elisa Pella @ilgenitoreconsapevole
C'è una frase che mi sento ripetere spesso durante i percorsi di coaching con i genitori, ed è questa: “Deve essere un periodo fortunato perché in effetti sono due o tre settimane che le cose vanno bene.” A parlare sono persone che hanno investito tempo e denaro per mettersi in discussione e lavorare alla creazione di un ambiente relazionale più rispettoso e incoraggiante per i propri figli, eppure quando le cose “vanno bene” faticano a credere che possa dipendere da ciò che stanno facendo di diverso e lo attribuiscono invece alla fortuna, o a volte a un “periodo di buona” dei figli. Quegli stessi genitori però, appena qualcosa si incrina, sono prontissimi ad attribuirsi ogni sorta di responsabilità: “È colpa mia”, “Continuo a fare gli stessi errori”, “Ho paura che diventi ansiosa per causa mia.
Forse succede anche a te. Come genitori abbiamo la tendenza a sottovalutare gli effetti positivi di ciò che facciamo “bene” e sopravvalutare gli effetti negativi di ciò che “sbagliamo”. Una mamma un giorno mi ha scritto: “Se penso a qualcosa di positivo che ho fatto per i miei figli non mi viene in mente nulla, mi viene in mente solo la stanchezza che ho in questo periodo e la mia poca pazienza.” Siamo bravə a notare quando alziamo la voce, quando diciamo qualcosa che in realtà non pensiamo e quando davanti a una crisi alziamo gli occhi al cielo anziché offrire un abbraccio. Ci colpevolizziamo quando usciamo la sera per soddisfare un nostro bisogno di socializzazione con adulti, quando ci scordiamo di una promessa fatta in un momento di stanchezza o quando ricorriamo alla televisione per renderci la vita più semplice.
Invece diamo per scontati una serie innumerevoli di gesti e pensieri che ogni giorno sono pieni di attenzione e cura. E io vorrei dire a ogni mamma e papà:
Ti vedo quando al supermercato ti scordi una cosa che serviva a te ma sorridi al pensiero della faccia che farà tuo figlio a scoprire cosa gli hai preso per la merenda.
Ti vedo quando sei fuori in un pomeriggio di autunno e all'improvviso si mette a piovere e non hai nulla per coprirti ma per tua figlia hai la felpina, la giacca impermeabile leggera e perfino un paio di scarpe di ricambio incastrate nella borsa.
Ti vedo quando in mezzo alla tua giornata di lavoro approfitti di un momento “tranquillo” per cercare un posto originale dove fare la festa di compleanno al tuo bambino.
Ti vedo quando la sera mentre le leggi il libro ti si chiudono gli occhi, eppure quando lei ne chiede un altro le sorridi e le dici di sì.
Ti vedo quando giochi al memory di Frozen e non capisci quale sia la differenza tra un disegno e l'altro mentre lei ride dei tuoi errori.
Ti vedo quando vorresti urlare “Nessuno ti obbliga a disegnare, se non ti piace fai qualcos'altro!” e invece ti siedi e domandi: “Fammi vedere cosa non ti piace, vediamo come si può fare”.
Ti vedo quando prepari un'attività per 25 minuti e lui dopo 13 secondi è già passato oltre, ma solo dopo aver fatto un disastro che tu ora dovrai pulire.
Ti vedo quando fremi per fare più in fretta ma ti mordi la lingua e cerchi di aspettare.
Ti vedo quando dopo aver esclamato “brava!” aggiungi: “quanto impegno ci hai messo” perché ti ricordi di aver letto che bisogna lodare il processo e non il risultato.
Ti vedo quando a letto scorri il feed di Instagram e guardi momenti di vita delle altre famiglie chiedendoti se stai dando abbastanza a tuo figlio.
Ti vedo quando ti sveglia alle 7 la domenica mattina e non imprechi.
Io ti vedo, tu ti vedi?
Perché è questo che fai la maggior parte del tempo: prestare attenzione e metterci cura. E a volte scoppi e a volte sbagli, va bene, ma non è tutto lì. Inizia a notare il complesso delle tue azioni, non solo i tuoi momenti di debolezza. E se a scuola ti dicono: “Qui è bravissimo” invece di pensare “Allora si comporta male solo con me”, pensa “Sto seminando bene". Spesso i frutti del nostro lavoro di genitori li colgono gli altri.
Se posso darti un consiglio, lascia andare l'ambizione di sbagliare meno e abbraccia invece l'obiettivo di ridere di più. Nessuno ti ringrazierà mai abbastanza per quello che stai facendo, quindi goditelo adesso, momento per momento. Nella genitorialità come nel lavoro, a volte si instaura un meccanismo malsano, una sorta di gara a chi fa più fatica, a chi si impegna di più e, in ultimo, a chi si esaurisce di più: come se l'esaurimento fosse la conseguenza naturale della fatica che fa chi ama davvero, chi si impegna davvero. Ma è assurdo, oltre che insostenibile. Lasciamo andare questo paradigma. Possiamo invece iniziare a dare nuovo valore alla leggerezza, al divertimento e alla connessione; possiamo iniziare a darci qualche pacca sulla spalla in più a fine giornata e a giudicarci un po' meno duramente.
Elisa Pella
@ilgenitoreconsapevole
Attraverso percorsi di crescita genitoriali individuali o di coppia, aiuta le mamme e i papà a liberarsi dai condizionamenti esterni, dai sensi di colpa e da modelli negativi per diventare i genitori che voglio essere e costruire con i propri figli una relazione basata su empatia, rispetto e fiducia.
www.ilgenitoreconsapevole.it
IG:@ilgenitoreconsapevole
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