Magazine> Educare e Crescere> Educazione Emotiva> CARO TATA La felicità è un posto dove si tifa forte

CARO TATA

La felicità è un posto dove si tifa forte

 

Caro tata,

ti scrivo per una questione che credo stia a cuore anche a te. Negli ultimi mesi è successo qualcosa a mia figlia, qualcosa di positivo, che comporta però anche conseguenze molto negative, per questo mi ritrovo a interrogarmi e a volerne parlare. In primo luogo ovviamente c’è lei e leggere la felicità negli occhi di mia figlia non ha prezzo. Finalmente ha trovato il suo sport: il calcio.

Anni di danza che credevamo tutti, compresa lei, sarebbe stata la sua disciplina, portata per la danza classica e amante dell'hip-hop ci ha fatto credere negli anni che quello sarebbe stato il suo mondo. Poi c’è stato qualcosa, la sua maggior consapevolezza durante gli anni di crescita adolescenziali, il ritrovarsi spesso con un pallone da calcio in mano nei periodi estivi, grazie anche al fratello maggiore con cui giocava a fare passaggi, vuoi la passione del padre per questo sport. Non saprei bene spiegarti cosa l’abbia portata a questa decisione, ne siamo tutti comunque entusiasti perché come ti dicevo sopra, lei ha trovato ciò che davvero la rende felice.

Si percepisce facilmente la sua gioia mista ad eccitazione nel giorno dell’allenamento quanto in quello delle partite del fine settimana; ha trovato un bel gruppo di compagne con cui si trova bene e anche questo credo che aiuti molto, il fatto di avere persone del suo stesso sesso che condividono la sua stessa passione ha sicuramente un vantaggio soprattutto quando ancora oggi se mi chiedono che sport fa mia figlia, alla mia risposta, molte persone alzano sguardi, la bocca assume uno strano ghigno, e provano a dirmi dai, questo è uno sport da maschi... Ecco, è questa la nota negativa, che non ci fa essere del tutto sereni. Ancora così tanti pregiudizi? Ma davvero? E perché?

Ammiro la tenacia di questa ragazzina che per un anno ha giocato in una squadra di soli maschi, fregandosene di tutto ciò che le ruotava attorno!

Non so se leggerai questa lettera, spero tanto di sì!

Grazie, un caro saluto!

Marilena

 

lorenzo-naia

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Cara Marilena,

ammiro anche io la tenacia di tua figlia, tanto. Pur occupandomi di stereotipi limitanti di genere da tempo, e pur avendo provato e provando tuttora a smontarne qualcuno, ogni volta mi chiedo se io, in quella posizione, riuscirei a resistere, e, se sì, quanto e come. Faccio in ogni caso un tifo sfegatato, questo è sicuro! Ecco, il tifo. Mi sembra un elemento non trascurabile. Il tifo di cui troppo spesso sentiamo parlare in seguito a episodi negativi, in alcuni casi potrebbe fare la differenza, in positivo e in maniera preventiva. Potrebbe fare la differenza il tifo delle allenatrici e degli allenatori, che spero tengano sempre a mente che insegnare uno sport è, in primo luogo, trasmettere ideali, non tecnica. Potrebbe fare la differenza il tifo di tutti coloro che gravitano intorno alla squadra: sostenitori, altri genitori, arbitri, organizzatori. Sono loro la rete che salva dalle brutte cadute, sempre loro la rete che consente di saltare più in alto, ancora loro la rete in cui segnare i goal più esaltanti.

 

Potrebbe fare la differenza il tifo dei compagni di squadra. E qui il maschile non è sovraesteso, intendo proprio i maschi, laddove la squadra sia mista. Il supporto di un coetaneo, che decide di esporsi, di schierarsi, di sorvolare o affrontare eventuali prese in giro dei pari, non è forse una partita vinta 10 a zero?

Potrebbe fare la differenza il tifo di chi, pur non conoscendo le nostre scelte e inclinazioni, anzi, proprio per questo, si astiene dall’esprimere un giudizio, che nella maggior parte dei casi è pronunciato con leggerezza, ma le cui conseguenze rischiano di pesare come macigni sulle vite altrui. Noi lo facciamo con le altre persone, grandi o piccole che siano? È talmente raro e prezioso trovare ciò che ci piace e che ci accende, che già solo per questo, quando qualcuno di noi lo trova, è un motivo sufficiente per tirare fuori i nostri migliori striscioni. Stare vicino a chi, per usare le tue parole, ha la felicità negli occhi, può essere meravigliosamente contagioso

 

Lorenzo

 

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